Il Trenino Verde della Sardegna

Sulle tracce delle origini, viaggio da Mandas a Sadali

Quando iniziammo a mettere un po’ d’ordine tra le nostre foto, scattate in giro per la Sardegna, adottammo il vecchio titolo italiano, Viaggio in Sardegna del racconto di D.H. Lawrence, Sea and Sardinia.

Era l’alba ed eravamo in escursione nei pressi del nuraghe Ruinas, sospesi tra le cime del Gennargentu e il corso del Flumendosa.

I racconti di viaggio sono spesso ambientati lungo il corso dei fiumi.

Vie di comunicazione che hanno ispirato grandi storie, come Cuore di tenebra di Conrad sul Congo o la Bibbia, che fa partire la storia del popolo ebraico sul Nilo, dove in un cesto di giunchi era stato abbandonato Mosè ancora in fasce.

Con la modernità ai grandi fiumi della letteratura si sono aggiunte le strade.

Le grandi strade americane di Kerouak, Pirsig e McCarthy ma prima, nel ‘800 ci furono le ferrovie con Agatha Christie e appunto Lawrence.

Ripensavo a quei racconti mentre guidavo verso Mandas e trovavo la Sardegna molto adatta ad essere percorsa in treno.

Il Trenino Verde della Sardegna - Sadali
Stazione di Sadali

Intanto Sara al mio fianco mi spiegava come fosse l’organizzazione di questo nostro piccolo viaggio con il Trenino Verde della Sardegna

Saremmo andati da Mandas a Sadali, non proprio la tratta che nel 1921 Lawrence percorse e raccontò nel suo Sea and Sardinia.

Lui infatti si fermò a Sorgono, ma trovavo che fosse comunque una cosa molto evocativa.  

Il Trenino Verde non è un mezzo di trasporto.

Quando ero studente viaggiavo ogni tre o quattro settimane da Cagliari a Olbia e quello per me era un puro e semplice spostamento, persino fastidioso nella sua ripetitività.

Lo ricordo come fosse ieri, con gli scompartimenti invasi dal fumo a cui anche io dissennatamente contribuivo, non avendo ancora smesso. E il fastidio di quelle conversazioni inutili e stentate che anziane annoiate iniziavano con il più classico dei “cosa stai leggendo?”

E il sollievo la prima volta che anziché andare a Cagliari in treno presi la macchina.

Ma stavolta è diverso.

Il trenino verde è un social.

È impossibile fare un’esperienza come questa, senza mettersi in relazione con gli sconosciuti compagni di viaggio.

Non fosse altro che per le ridottissime dimensioni delle carrozze.

Anzi della carrozza, perché attualmente la tratta si percorre con una singola automotrice diesel elettrica (del ’56 se non erro) che può accogliere cinquantacinque passeggeri.

Abbastanza comodi, purché non troppo in carne.

Poiché il trenino è sempre al completo (tutti i posti disponibili sono prenotati da tempo) e i viaggiatori singoli sono rari, le guide creano gli abbinamenti dei gruppi in accordo con i posti a sedere.

I compagni di viaggio, quindi sia chi ci sta di fronte sia a fianco, sono del tutto casuali.

Ed è da questa casualità e dalle interazione che ne nascono che secondo me nasce uno degli aspetti interessanti del viaggio con il Trenino Verde.

Il Trenino Verde della Sardegna - Copertina
I viaggiatori si affacciano per ammirare il paesaggio presso il lago Flumendosa

Premetto che io non sono particolarmente socievole anzi, vengo spesso considerato un po’ orso ma la verità è che sono solo un po’ riservato e rifuggo dalle banalità e dalla omologazione contemporanea.

Ma qui, in questa carrozza che parte sferragliando sui suoi stretti binari si apre un mondo che a molti di noi ha riportato ai tempi dell’infanzia e ai bambini presenti (e non erano pochi) ha mostrato un universo sconosciuto. E che stimola la conversazione e il reciproco scambio di idee ed esperienze, nonché di ricordi.

Il trenino è una macchina del tempo

Non solo dal punto di vista meccanico, le automotrici attuali sono della metà del secolo scorso, ma anche e soprattutto dal punto di vista umano il trenino viaggia avanti e indietro nel tempo.

Ci si muove attraverso campagne che da un lato sono abitate e lavorate con le più moderne macchine e tecnologie agricole, dall’altro si percorrono luoghi che un secolo e mezzo fa erano abitati da carbonai, minatori e pochi pastori.

Uomini che hanno costruito questa ferrovia incredibile che si inerpica su montagne impervie (le montagne degli scrittori sono sempre impervie) attraversando foreste e gallerie.

Il Trenino Verde della Sardegna - Palarana
Interno della Cantoniera 73, Palarana
Il Trenino Verde della Sardegna - Galleria
Ingresso della galleria, località Palarana

In alcuni casi il treno passa in luoghi in cui non arrivano strade e quindi ci permette di osservare panorami che diversamente non avremmo visto.

Come per esempio la parte centrale del lago Flumendosa (il bacino artificiale creato sull’omonimo fiume).

Si attraversano antichi villaggi di carbonai, ora trasformati in alberghi, piccoli e molto esclusivi.

Vien da pensare a quegli uomini che in maniera non dissimile ai minatori, si fecero strada tra le montagne per tagliare legna, ricavarne il carbone e alimentare la nostra prima rivoluzione industriale.

Mio nonno, la cui famiglia era di antica origine umbra e molto probabilmente faceva questo mestiere, ancora negli anni della guerra trasportava il carbone. Come nell’Ottocento.

Il Trenino Verde della Sardegna - Galleria
Il tratto di ferrovia tra le due gallerie in località Palarana, sullo sfondo il lago Flumendosa
Il Trenino Verde della Sardegna - Flumendosa
IL lago Flumendosa nel tratto tra Villanovatulo ed Eesterzili

Nonostante abbia avuto modo di fare conversazione con i nostri vicini, ho potuto notare come spesso in un viaggio come questo ci si soffermi per lunghi momenti semplicemente a guardare scorrere il paesaggio.

La voce della guida fa di tanto in tanto da sottofondo e accompagna l’occhio che si perde tra i rilievi in lontananza e si rammentano le parole di Lawrence, evocative, quasi che non sia passato questo secolo che ci separa dal suo viaggio.

Un’impresa straordinaria per noi, perché la Sardegna non era stata quasi mai raccontata.

Sotto certi punti di vista rende giustizia a una terra alla quale negli anni in cui scriveva e nei decenni precedenti gli stranieri avevano preso tanto e dato poco.

Nel frattempo, dopo due ore e mezza di salite e discese a cui chi viaggia in treno non è abituato panorami mozzafiato e claustrofobiche gallerie, si arriva a Sadali, grossomodo all’ora di pranzo.

Sadali è l’acqua

No non è un refuso, Sadali semplicemente non sarebbe esistito, non in quel punto almeno, se non ci fosse stata una grande, inesauribile vena d’acqua che scorre dentro la montagna e sgorga dentro il paese.

Il Trenino Verde della Sardegna - Sadali
La cascata di San Valentino a Sadali

Il vecchio borgo, costruito sul versante sud di un imponente altopiano calcareo gode di una ottima esposizione al sole e rimane protetto dai venti più freddi.

Solo negli ultimi anni gli abitanti hanno deciso di spostarsi sull’altipiano, in una zona che però i vecchi chiamavano “sa pauli” che in Sardo vuol dire palude, probabilmente una zona in cui l’acqua ristagnava e gli antichi non ritenevano salubre.

Inutile dire che il vecchio borgo è carinissimo e pieno di cose da vedere, il paese nuovo invece, è del tutto anonimo.

Il Trenino Verde della Sardegna - Sadali
Uno scorcio del centro storico di Sadali
Il Trenino Verde della Sardegna - Sadali
Incontri inattesi a Sadali

L’acqua sgorga spesso dai muri che costeggiano le strade e viene raccolta in canali, che un tempo servivano per l’irrigazione, ci sono fontane e sorgenti ovunque. Con un verde prepotente e rigoglioso.

È l’ultima domenica d’estate e si può godere di una piacevole frescura, il suono della cascata che di fatto si trova in una delle principali piazze del paese è piacevolmente rilassante.

Così siamo rimasti nel centro di Sadali, mentre in nostri compagni di viaggio hanno preferito andare in ristorante che, con un menu convenzionato accoglie i viaggiatori presso le famosissime grotte di Is Janas.

Da qui partono numerosi percorsi escursionistici che si inoltrano nei boschi circostanti.

Non distante dalle grotte è possibile visitare anche Su Stampu de su Turrunu una particolarissima cascata in grotta che abbiamo avuto modo di fotografare diverse volte.        

Intorno alle 16:30 i nostri compagni di viaggio rientrano dalla visita alle grotte e con molta calma riprendono posto, tranne due, che come sempre accade si sono attardati in ristorante e arrivano accolti dal classico applauso.

Il Trenino Verde della Sardegna - Orroli
Stazione di Orroli

Si riparte verso Mandas, questa volta senza fermate intermedie se non quella di Orroli che all’andata era servita per fa salire alcuni passeggeri che ora scendono dal treno.

Il Trenino Verde della Sardegna - Mandas
L’arrivo a Mandas

L’arrivo a Mandas è l’occasione per una foto di gruppo e anche per lo scambio di contatti con alcuni compagni di viaggio una piccola festa e l’augurio di ritrovarsi per percorrere un’altra tratta di questa straordinaria linea.

Il trenino verde della Sardegna, è un bell’esempio di prodotto turistico e secondo me ha molto di esperienziale, forse non per tutti ma pensate al bambino che “ha guidato il treno”, non avreste voluto farlo anche voi? Io sì.

Ho ripensato a mio zio che ferroviere, macchinista che mi portò da ragazzino con se sulla tratta da Olbia a Golfo Aranci sulla “Littorina” le vecchie automotrici delle Ferrovie dello Stato.

Due appunti per chi desideri saperne di più sul Trenino Verde della Sardegna:

Per il nostro viaggio con il Trenino Verde ci siamo rivolti a Barbagia Express e in particolare a Monia Floris che ci ha guidato insieme ad Alessio in questa bellissima avventura.
 
Per Contatti e Prenotazioni:
 
Incantos Viaggi: 070 3511057
STS Ogliastra: 393 9303736
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