Bacu Padente

Percorso di trekking con una serie di calate lungo la costa di Baunei

Abbiamo sentito parlare dell’escursione a Bacu Padente qualche anno fa e il racconto che ci era stato fatto non era stato molto rassicurante: difficile, pericoloso, rientro molto faticoso, in compenso però molto bello.

In svariate occasioni, sia con altri amici che da soli abbiamo tentato di fare questo impegnativo percorso ma ogni volta siamo stati fermati ancor prima del primo salto da inconvenienti di vario tipo, una volta perfino della neve.

Era Sant’Antonio (17 Gennaio) Io, Sara e Nino avevamo attraversato una bella nevicata a Correboi e a Talana ma verso il mare sembrava un po’ meglio.

Giunti sull’altipiano di Golgo incrociammo un pastore a Ololbizzi* e scambiammo qualche parola: “Oggi sembra brutto, nell’interno sta nevicando” e lui: “Eh, ma qui non nevica mai!”

Invece, dieci minuti dopo sul sentiero, spinti dalla Tramontana iniziarono ad arrivare i primi fiocchi mentre su Biriala già nevicava forte.

Niente, da allora ci abbiamo riprovato altre due volte senza successo. Per le motivazioni più varie, compreso anche un certo timore.

le creste di bacu padente
Panorama durante l’avvicinamento sulle creste

Qualche amico ci aveva sconsigliato di affrontarlo in due e adesso posso confermare che aveva ragione.

Tra le tante raccomandazioni che mi sentirei di fare a chi vuole andare a Bacu Padente, direi che bisogna essere almeno in tre e secondo me un gruppo giusto è di quattro/cinque persone, ma non di più.

Basta parcheggio selvaggio

Da quest’anno all’arrivo a Ololbizzi c’è una sorpresa: un’area recintata adibita a parcheggio in corrispondenza dello svincolo per Cala Sisine.

Sulla destra, in un ampio spazio sterrato, ma con diversi alberi che tengono le macchine all’ombra e dotato anche di chiosco, è possibile parcheggiare l’auto per 5€ al giorno. L’area è pulita e custodita, un caffè poi (1,5€) prima di iniziare l’escursione fa piacere.

L’avvicinamento a Bacu Padente quindi, si allunga di circa 200 metri, nulla di drammatico. Usciti dal parcheggio si imbocca a destra la strada per gli ovili e poi è molto evidente la carrareccia che si stacca sulla destra e che scende nel bacu.

In corrispondenza di una curva sinistra (la prima) si vede chiaramente il sentiero che porta alle creste.

Il percorso delle creste

Noi abbiamo fatto la variante delle creste che prevede una spettacolare serie di calate in corda doppia per finire poi alla Grotta de Su Tentorgiu, da li poi proseguendo secondo il percorso classico.

Il percorso normale o classico per l’escursione di Bacu Padente, prevede la discesa nel Bacu che poi si percorre sul fondo, si tratta sostanzialmente un trekking, sicuramente impegnativo e affascinante ma, la variante dalle creste è decisamente diversa, facendo di questo itinerario un vero percorso avventura con grandi verticali tipiche di un percorso di scrambling e abseiling.

Per arrivare al primo salto bisogna percorrere tutta la cresta della parete che sovrasta la destra idrografica del Bacu, tenendosi il più vicino possibile al bordo.

Si tratta di pianoro calcareo molto accidentato con tratti di campi solcati e spuntoni di calcare taglienti. Il sentiero spesso diventa poco visibile e bisogna seguire la traccia GPS o i pochi omini di pietra, occorre inoltre stare attenti che farsi male è facilissimo, una banale caduta può risolversi in brutte ferite.

I primi tre salti

L’arrivo al primo salto è di quelli che non si dimenticano: si giunge alla fine delle creste che si aprono a Est e a Nord verso il mare, l’impressione è di essere appesi sul nulla, una sensazione piuttosto forte, da vertigine.

Guardandosi intorno si scopre che qui è stato fatto un po’ di lavoro da quando è stato aperto questo percorso, le soste infatti sono tre: la prima a sinistra che da sul fondo del bacu, è realizzata su un grosso ginepro attrezzato con cordini e maillon, non si vede la base della calata e quindi è difficile valutare l’altezza.

La seconda, quella che si vede in molte foto è in parete qualche metro avanti, esposta e scomoda da raggiungere, attrezzata in più riprese e un po’ disordinata, ci sono diverse corde fisse cotte dal sole adibite a mancorrente.

L’ultima e più recente, è una sosta moderna con catena INOX su doppio fix, anche questa raggiungibile da un mancorrente in corda fissa di dubbia sicurezza perché irrigidito e usurato.

Dal momento che sappiamo con certezza l’altezza della calata solo dalla sosta centrale optiamo per quella e evitando di usare le corde fisse per arrivarci.

Raggiungo infatti la sosta in automoulinette, allestendo un corrimano per Sara che scenderà per prima.

primo salto di bacu padente
Marco si cala in auto moulinette per raggiungere il primo salto

La posizione di chi fa assistenza all’armo è relativamente comoda, ma il problema è una continua scarica di pietre, per cui si scende a corde bloccate e con cordino di sicurezza.

Chi effettua la calata poi deve immediatamente spostarsi dalla verticale, per evitare le scariche di pietre e lo spazio non è molto.

la prima calata
La prima calata

Per arrivare alla seconda calata, c’è un evidente e stretto sentiero lungo una pietraia instabile e scoscesa, è consigliabile allestire un bel corrimano di circa 20 metri fino al salto. Le pietre si muovono in continuazione, rotolano e volano di sotto, alcune anche belle grosse, un passaggio non banale.

seconda calata
La seconda calata

Il secondo salto è anch’esso di circa 30 m e dalla base ci si sposta lungo uno stretto sentiero verso la terza ed ultima calata di questa parete. Occorre fare molta attenzione perché è scivoloso, non protetto e costeggia lo strapiombo che finisce di sotto nel Bacu, da brividi.

seconda calata
Marco alla seconda calata

La base del terzo salto è in corrispondenza della Grotta de Su Tentorgiu, l’armo è su un albero abbastanza comodo e all’apparenza sicuro, ma con forti scariche di pietre, anche al recupero delle corde occorre prestare massima attenzione (Sara è stata colpita ad una spalla ed io sul casco), inoltre i 30 m ci sono tutti per cui occorre assicurarsi di avere corda sufficiente.

terza calata
La terza calata

Un inizio di percorso comunque molto bello e adrenalinico, con calate tutte sui 30 m, molto ravvicinate tra loro e collegate da due sentieri non banali.

la grotta di su tentorgiu
Marco si cala al terzo salto, qui come si può vedere si arriva all’ingresso della grotta de su Tentorgiu

Non c’è spazio per grossi gruppi e non c’è spazio per persone che “vanno a rimorchio” occorre essere presenti a se stessi e non distrarsi mai.

Le corde devono poter garantire i 30 m di calata effettivi.

Su Tentorgiu

La Grotta de Su Tentorgiu è una grotta passante che consente di attraversare la montagna e scendere di quota per arrivare poi verso il mare. Tra l’altro consente di arrivare con una calata (che dicono essere spettacolare) sull’ingresso della Grotta del Fico (noi non abbiamo fatto questa variante perché in questo periodo alla grotta del fico arrivano visitatori con i barconi, per cui una caduta di pietre potrebbe essere estremamente pericolosa).

All’ingresso di Su Tentorgiu, sulla destra, si trova una corda fissa che permette di scendere immediatamente verso sinistra, evitando di finire nel pozzo verticale di circa 40 m che si apre appena sotto l’ingresso.

Noi abbiamo preferito utilizzare la nostra corda, trattandola come una discesa normale in corda doppia.

la grotta su tentorgiu
Passaggio all’interno della grotta de Su Tentorgiu

La direzione è obbligata: si prosegue sulla sinistra, dentro la grotta attraverso bassi passaggi e saliscendi, lasciandosi il pozzo alle spalle.

Ad un certo punto una corda fissa aiuta a superare una facile disarrampicata di pochi metri.

Ovviamente è necessario essere dotati di lampade frontali.

uscita della grotta
Si intravede l’uscita dalla grotta

All’uscita della grotta che si apre su una parete verticale, lo spettacolo è davvero bellissimo, la foto rende molto più di una descrizione a parole.

uscita della crotta
Si comincia ad intravere un bellissimo panorama all’uscita dalla grotta.

Sulla parete di destra all’uscita della grotta, poco prima del salto e ad un’altezza di circa 1,80 m, troviamo i due anelli che ci permetteranno di attrezzare la calata fuori dalla grotta (circa 10 m).

calata dalla grotta
L’armo all’uscita della grotta

Dalla base del salto, lungo la parete, si percorre un sentierino molto evidente alla nostra sinistra (guardando il mare) fino ad arrivare all’altra calata di altri 10 m circa con l’armo sulla parete.

calata dalla grotta
Sara si cala dalla grotta, con un bellissimo arco di roccia alle spalle.

Dalla base di questa entriamo grazie a un passaggio su un tronco di ginepro dentro il bellissimo arco di roccia e poi alla nostra sinistra verso troviamo un altro piccolo salto di una decina di metri.

calata dalla grotta
Marco controlla l’armo

Oppure, come descritto in alcune guide, possiamo fare dei passaggi diciamo “acrobatici” su vecchi tronchi di ginepro. Noi abbiamo optato per la calata in doppia, che queste antiche scalas ‘e fustes a volte fanno davvero un po’ impressione.

quinta calata
Sara alla quinta calata
sotto passa il selvaggio blu
arco di roccia
Bellissimo passaggio su arco di roccia
arco di roccia
panorama all’uscita dell’arco

Dalla base non ci si sbaglia e seguendo l’evidente sentiero che scende all’alveo di Bacu Padente, in due minuti si arriva al grande ginepro sul mare, dell’ultima calata.

calata sul bacu
Marco attrezza una piccola calata su ginepro che ci permetterà di arrivare al Bacu e poi all’ultimo salto.

Il ginepro sul vuoto

La calata può avvenire sia direttamente dal ginepro (più semplice e senza alcun problema di contatto delle corde con la roccia), oppure da una sosta nuova e moderna in catena INOX fissata alla parete rocciosa, a destra del ginepro.

ultima calata il ginepro sul mare
L’arrivo all’ultima calata, ecco il famoso ginepro.

Abbiamo scelto quest’ultima soluzione per non sollecitare il vecchio albero, che comunque appare solidissimo.

In questo caso però le corde tendono a sfregare sul calcare tagliente e quindi ho utilizzato lo zaino per proteggerle.

La calata interamente sul vuoto è spettacolare, trenta metri di adrenalina pura.

calata sulla scogliera
La calata di Sara sul vuoto

Si arriva sulla scogliera a pochi metri dal mare, i colori sono impossibili da descrivere (fortunatamente ci sono le foto).

ultima calata
L’ultima calata di Marco

Il rientro

Dalla base dell’ultima calata, si risale la scogliera e la si percorre verso Nord, fino ad intercettare sulla cengia un cavo d’acciaio che ci aiuta in alcuni passaggi.

la scogliera
La cengia che si raggiunge dalla base dell’ultima calata.

Finito il cavo, si scende di quota proseguendo ancora per qualche decina di metri sulla scogliera quasi a pelo d’acqua e superata una piccola grotta molto bella, con stillicidio e vegetazione verdissima, si arriva a quello che un tempo doveva essere il sentiero per scendere a mare.

Il primo tratto è molto ripido e scivoloso, superato questo tratto si rintraccia il resto del sentiero che diventa più evidente.

Il sentiero ad un certo punto è interrotto da una breve arrampicata che inizia con una vecchia scala ‘e fustes in ginepro, questo passaggio di arrampicata tutto sommato facile ci riporta dentro il Bacu lungo il quale proseguiremo per il rientro, tenendoci sul sentiero oramai abbastanza ampio e visibile.

La risalita è ovviamente faticosetta come al solito da queste parti, ma decisamente più abbordabile rispetto alle risalite da Cala Mariolu o da Cala Goloritzé, anche perché il dislivello da superare è la metà (poco meno di 300 m). In un’ora si è di nuovo al parcheggio.

La Grotta del Fico

La Grotta del Fico è raggiungibile dall’ultima calata per mezzo di una grotta passante visibile sulla parete a destra guardando il mare, usciti dalla grotta si percorre traverso attrezzato sul mare. Noi questa volta abbiamo preferito evitare questo passaggio vista l’ora tarda, ma sarà sicuramente oggetto di una prossima escursione.

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*Nelle mappe il toponimo è Ololbissi ma nei documenti pubblicati dal Comune di Baunei troviamo Ololbizzi e così lo chiamano tutti.

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