Molti conoscono Gaetano Mura come navigatore, sicuramente molti come noi lo hanno seguito durante il suo tentativo di giro del mondo in solitario, senza sosta e senza assistenza in class 40 tra il 2016 ed il 2017.
Poiché però l’elenco delle sue imprese è piuttosto lungo le trovate naturalmente sul suo sito web https://www.gaetanomura.com/biografia/.
Ricordo che io stesso in quel periodo attivai le notifiche dalla sua pagina Instagram. È una cosa che riservo davvero a pochissime persone, se non ricordo male lo feci solo per un altro sportivo sardo, l’alpinista Angelo Lobina.
Era da tempo quindi che sia io, ma anche Sara desideravamo fare una chiacchierata con Gaetano. Tra i vari motivi c’era il suo essere di Cala Gonone che lo metteva tra quei sardi a mio avviso molto fortunati che vivono ai confini tra la montagna e il mare, due delle mie grandi passioni.
La fortunata coincidenza che ci ha fatto incontrare è stata l’uscita del suo libro Le sirene hanno smesso di cantare edito da Il Maestrale.
Io e Sara lo abbiamo letto in tempi diversi: lei subito tutto in formato elettronico, io invece che sono più lento ho iniziato più tardi e con il volume che lei mi ha regalato. Tanto che il pomeriggio in cui abbiamo fatto questa chiacchierata non lo avevo ancora finito di leggere.
In realtà sono bastate poche pagine per farmi un’idea di quello che sarebbe stato il nostro incontro.
All’inizio l’idea era quella di parlare appunto del libro, ma pian piano si è sviluppata una conversazione che ci ha sorpreso e che sicuramente ricorderemo come una di quelle importanti, tra le tante che abbiamo fatto da quando teniamo questo blog.
Qualcosa di più simile ad una chiacchierata tra amici che ad una intervista con le solite domande e risposte e i temi sono stati davvero interessanti, la responsabilità, l’ambiente, il turismo, la libertà.
Questa conversazione si è svolta durante il periodo di lockdown ad Aprile a causa della epidemia COVID-19, quindi in video conferenza. Questo fatto ha anche influito sui temi trattati, infatti il libro è stato il punto di partenza, ma poi abbiamo parlato anche d’altro.
Dal momento che non mi capita spesso di incontrare uno scrittore le mie prime domande riguardavano proprio il libro e la sua ideazione e con questo alcune scelte stilistiche.
Il fatto è che Le sirene hanno smesso di cantare è un libro che si legge come un romanzo ma non è un romanzo e si rivolge in maniera molto diretta al lettore che sembra quasi un compagno di navigazione. La mia sensazione spesso è stata quella di trovarmi ad annuire leggendo di esperienze in qualche modo vissute in maniera simile.
Non dico la navigazione in oceano, ma chi come me, vive in un posto di mare e ha un po’ di esperienza sia sopra che sott’acqua troverà la lettura di questo libro piacevole e familiare. Per gli altri invece sarà la scoperta di un mondo nuovo. La precisione delle descrizioni ti da quasi modo di visualizzare le situazioni, i posti e le persone di cui Gaetano racconta.
Dal momento che non si trattava di una intervista in senso stretto, abbiamo anche divagato parecchio discutendo un po’ di come il mondo, l’umanità, vada in una direzione spinta solo dagli interessi economici e si viva tutti noi in qualche modo intrappolati in questo sistema, a meno di riprendersi ognuno la propria libertà.
La mia impressione infatti, che traspare però anche dalle sue pagine, è che Gaetano Mura tenga alla sua libertà più di ogni altra cosa. Ad un certo punto nel libro si definisce un ribelle, ma secondo me scegliendo di vivere il mare (che ha regole inderogabili) la sua è la rivendicazione di una libertà primordiale, quella che tutti abbiamo in gran parte perso o meglio barattato per varie ed eventuali comodità.
Ovviamente da sportivo professionista è perfettamente conscio dei meccanismi che stanno dietro a questo mondo, ma cerca di mantenere la direzione che si è prefissato, lo stesso rapporto con gli sponsor nasce da una sorta di affinità elettiva e da una comune visione sui valori fondamentali e condivisi.
Il tema del mare è strettamente connesso con quello ambientale, un argomento sempre in presente nel libro.
E proprio questo argomento ci ha portato a divagare un po’, d’altra parte sia lui da osservatore privilegiato e globale, sia noi nel nostro piccolo, abbiamo idee piuttosto simili riguardo al degrado che ci circonda e alla ipocrisia di chi non vuole vedere come ogni azione umana abbia un prezzo in termini ambientali.
Lo stesso turismo che noi sempre auspichiamo è pericolosamente sbilanciato verso una fruizione di massa che consuma il territorio e nel lungo termine non solo lo priva della bellezza ma anche della sua funzione vitale, snaturando molti degli ambienti naturali e umani della nostra isola e non solo.
Come noi del resto anche lui non torna più in alcuni luoghi che oramai considera troppo consumati dal turismo di massa. Non sto qui a nominarli, ma almeno su un paio devo dire che concordo.
In molti luoghi prima poco accessibili alle folle, si stanno moltiplicando “scorciatoie” per permetterne la fruizione anche a chi non sarebbe in grado di farlo autonomamente, gli oceani e le grandi montagne sono esempi paradigmatici.
L’atteggiamento verso queste problematiche da parte di Gaetano Mura mi è sembrato piuttosto netto: stiamo consumando tutto quello che di buono la natura ha da offrirci e lo stiamo facendo ad un ritmo rapidissimo. Del resto i cambiamenti sono visibili anche nell’arco di una vita, nella nostra memoria e su questo purtroppo non possiamo che essere d’accordo.
È un discorso complesso, ed è chiaro che anche gli sportivi d’avventura ad alto livello, navigatori, alpinisti e chiunque si cimenti con la natura selvaggia, non fa che attirare persone desiderose di provare un po’ di quell’emozione. In qualche misura essi sono responsabili della divulgazione al grande pubblico di questi luoghi.
Si tratta invero di un argomento spinoso che ha due facce:
da una parte l’esposizione mediatica dovuta alle grandi imprese sportive e poi lo spirito di emulazione che porta ad una sempre maggiore pressione sull’ambiente;
dall’altra la consapevolezza che gli esploratori e gli sportivi a questi livelli sono a anche spesso gli unici testimoni della distruzione di ambienti anche molto remoti e apparentemente isolati.
È un tema che mi interessa molto ma che tratterò in maniera più ampia in altra sede, del resto qui mi interessava raccontarvi un po’ di Gaetano Mura e del suo libro.
Mi sono piaciuti molto i passaggi sulla Cala Gonone della sua giovinezza, leggendo Le sirene hanno smesso di cantare scopriamo una comunità che non è distante secoli, ma appena qualche decina di anni. In quelle righe, la vita di un piccolo borgo marinaro e leggiamo di cose che anche io ricordo bene, magari non proprio uguali, io sono di Olbia e la sensazione è che tutto stia andando via troppo veloce e si sia perso.
Il senso di questa conversazione per me è stato soprattutto questo, quasi un monito a non perdere di vista la propria strada anche passata e non sacrificare la propria libertà.
Volevo finire con un paio di considerazioni mie personali sul libro di Gaetano Mura.
Ho gradito molto il regalo che mi ha fatto Sara e ancor di più mentre leggendolo mi immedesimavo di volta in volta negli episodi che scorrevano tra le pagine. Amo il mare e i libri di mare mi sono sempre piaciuti: sono stati le mie prime letture emozionanti da bambino e a volte anche da adulto.
Per me Le sirene hanno smesso di cantare è un bel libro, diverso da ciò che lego di solito. Un bel libro perché offre molti spunti per riflettere sul proprio tempo, la propria libertà e la propria responsabilità e allo stesso tempo è un piacevole racconto che ci porta in luoghi e situazioni in cui le persone comuni come me, difficilmente potranno avventurarsi.