Tempo Sospeso, villaggi abbandonati in Sardegna

Luoghi di solitudine e abbandono

A volte le nostre esplorazioni sono differenti. Ci muoviamo spesso senza una meta lasciando che il caso ci conduca in luoghi nuovi da esplorare. E anche stavolta è andata così, nonostante avessimo programmato per tempo la nostra uscita. Non avevamo fatto i conti però con la giornata di caccia e quindi per prudenza abbia desistito.

Avevo letto tempo fa di un villaggio abbandonato nei pressi della centrale idroelettrica del Coghinas e così io e Marco abbiamo deciso di farci un salto, dato che i nostri programmi ormai erano cambiati.

Sa Mesana è una piccolissima frazione di Oschiri, come tante altre, formata da una serie di stazzi. Non è rimasto più nessuno, persino l’edificio della Scuola apparentemente moderno è ormai vuoto e in fase di crollo. 

Silenzio, a tratti solo il vento forte crea un’atmosfera surreale.

La prima impressione è stata quella di un posto sospeso nel tempo, un luogo di solitudine e abbandono. Non ho idea di quando sia stata l’ultima volta che qualcuno ci ha abitato, l’ultima traccia di vita era sdraiata sul letto di una camera. Un cane di cui ormai restano solo le ossa e il collare, adagiato sopra le coperte ormai quasi del tutto consumate. 

Una strana sensazione mi ha pervaso sin dai primi passi dentro quelle stanze. Come se qualcuno avesse lasciato precisi messaggi ai futuri visitatori. Non siamo stati sicuramente i primi ad entrare in questi luoghi, ma è come se qualcuno avesse lasciato un segno di presenza.

Così esplorando nel disordine, documenti, testi e pagine ci guidano in questa scoperta. Ogni cosa ha una sistemazione non casuale, l’ordine nel disordine. 

Persino la natura che cresce rigogliosa si integra nelle stanze quasi fosse parte dell’arredamento ormai in sfacelo. E mentre proseguiamo questo strano viaggio affiorano vecchi ricordi in alcuni scatti ormai sbiaditi.

… anche ciò che apparentemente sembra ben chiuso si apre a noi mostrandoci una Sardegna differente.

Noi siamo abituati all’aria aperta, grandi spazi, fiumi e vallate. Qui tutto è aperto in effetti, ma allo stesso tempo chiuso e a tratti opprimente. Ma anche questo è un aspetto della nostra isola. Tanti spazi un tempo abitati e ora solo macerie.

Qualche segno di vita in effetti lo abbiamo trovato, pipistrelli e topi e anche un cucciolo festoso che ci ha aspettati fuori.

Noi forse eravamo gli unici di troppo, ma dice Marco: “Siamo entrati in punta di piedi e come siamo entrati silenziosamente togliamo il disturbo”.

Un villaggio abbandonato non è mai del tutto deserto

E così lasciamo questo posto che ancora oggi mi lascia tanti punti interrogativi e un grosso magone. Quel senso di impotenza e di tristezza che solo al pensiero ogni tanto ritorna.

Un graffito all’interno della vecchia scuola


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